Quali sono le principali variabili dalle quali potrà dipendere il successo della presidenza italiana del G20 nel 2021? La domanda appare particolarmente pertinente a pochi giorni dalla chiusura di un anno che ha reso ancor più evidenti, al contempo, l’assenza e il bisogno di efficaci meccanismi della governance globale.
Le disuguaglianze economiche e sociali, in crescita da tempo in gran parte del mondo, si sono approfondite anche all’interno dei paesi dell’Unione Europea a seguito di due gravi crisi, la crisi economico-finanziaria globale del 2008 e la pandemia Covid19, che li hanno investiti nel corso di poco più di un decennio. L’aumento delle diseguaglianze provocherà una nuova ondata di proteste e una situazione di radicalizzazione sociale e instabilità politica? È probabile, ma senza provocare effetti traumatici e cambiamenti di regime politico.
Il sogno di una governance mondiale. Negli anni si sono moltiplicati i formati tra gli Stati, ma i risultati il più delle volte si sono limitati al coordinamento delle rispettive posizioni e alla ricerca del minimo comune denominatore. In un primo tempo, per divergenze tra europei e americani, con i russi spesso a fare da spettatori. Poi, per la sostanziale indisponibilità occidentale a riconoscere ai grandi Paesi emergenti uguaglianza di status internazionale.
Dopo un’estate di apparente ritorno alla normalità, con riduzione del numero dei contagi e allentamento delle misure restrittive, il Covid-19 è tornato in primo piano complici, da un lato, gli spostamenti legati alle vacanze estive, dall’altro, la riapertura in tutta Europa delle scuole tra fine agosto e metà settembre e il parziale rientro in ufficio con conseguente aumento dell’uso dei mezzi pubblici.
Fare un bilancio a fine anno è una prassi consolidata. Ma nel 2020 quest’esercizio diventa estremamente complesso per gli analisti, chiamati nei mesi a indossare lenti nuove per leggere il contesto sanitario, sociale ed economico completamente stravolto dal Covid-19. Due le date simbolo che ci hanno catapultato in una sconosciuta e drammatica realtà: il 21 febbraio, con l’identificazione del ‘paziente zero’ a Codogno in l’Italia e l’11 marzo, con la dichiarazione di pandemia globale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nel 2020 la pandemia ha sconvolto il mondo. La crisi sanitaria si è rapidamente trasformata in crisi economica e rischia di sfociare in una nuova crisi finanziaria. Nel frattempo, negli Stati Uniti sta per insediarsi un nuovo presidente nel pieno della seconda ondata di infezioni. Quanto e come la pandemia ha cambiato il modo in cui gli italiani guardano agli avvenimenti e ai trend di fondo della politica internazionale?
La prima e la seconda ondata di contagi di Covid-19, messe a confronto
Le relazioni diplomatiche fra Cina e Italia, avviate ufficialmente il 6 novembre 1970, compiono quest’anno 50 anni. Durante il 2020, i due paesi avrebbero dovuto celebrare anche l’Anno congiunto della Cultura e del Turismo, riprogrammato a causa della pandemia da COVID-19 nel 2022. L’emergenza sanitaria ha avuto conseguenze dirompenti non solo sulle attività di aziende di ogni settore, ma anche sulla vita quotidiana delle persone e sul loro modo di relazionarsi con gli altri.
Il 2020 sarebbe dovuto essere un anno particolarmente significativo per lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra Italia e Cina. Nonostante la pandemia stia ridisegnando in modo brutale l’economia mondiale, ilcinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina può comunque essere considerato come un nuovo punto di partenza per lo sviluppo e il rafforzamento della cooperazione.
Scrivendo di tale tema si rischia di proporre alla riflessione del lettore le solite banalità, tra esotismo ed amor di Patria. E tutto scivola via senza cogliere nel segno. Si potrebbe accennare alla gentilezza del popolo cinese, alla sua allegria. E quanto si mangia bene, certo diverso dall’Italia, ma la cucina locale è antica e di grande varietà, salvo poi preferire il Vino dei Castelli e una buona Amatriciana.
L’Italia costituisce senza dubbio una delle nazioni europee di maggiore interesse per gli interessi geo-economici della Repubblica Popolare Cinese. Il “bel paese” riscuote la profonda attenzione di Pechino non solo in virtù dei suoi brand famosi in tutto il mondo, ma anche – e forse soprattutto – a causa della sua posizione geografica: i suoi porti, infatti, la rendono particolarmente appetibile nel quadro dello sviluppo – dal Mediterraneo verso l’Europa del Nord – del pilastro marittimo della Nuova Via della Seta.
Nel celebrare i 50 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina una delle dimensioni di maggiore interesse è quella dei rapporti tra imprese, soggetti che rappresentano un punto di contatto quotidiano tra le due realtà. Le relazioni economiche, inoltre, hanno un ruolo attivo nel condizionare le scelte politiche che, inevitabilmente, sono – almeno in parte – il riflesso delle richieste provenienti dalla base elettorale.