Salta al contenuto principale
Home
  • Home
  • Pubblicazioni
  • quiz
  • ISPI

Form di ricerca

  • Home
  • Pubblicazioni
  • quiz
  • ISPI

Europa

Rapporto 2015. Scenari globali e l'Italia. In mezzo al guado.

Dopo le illusioni di ripresa degli ultimi due anni, nel 2014 le relazioni politiche ed economiche internazionali si sono ritrovate ancora una volta “in mezzo al guado”. Un guado politico, punteggiato dalle crisi diplomatiche e militari in Medio Oriente, in Libia e in Ucraina e reso più impenetrabile dalle difficoltà di tutte le principali istituzioni internazionali – a cominciare dall’Unione Europea – oltre che dalla perdita di orientamento della politica estera degli Stati Uniti. 

Un guado economico, contrassegnato dal nuovo rallentamento del ritmo di crescita dell’economia mondiale ed europea, e accompagnato da un’elevata disoccupazione e da un’inflazione bassa o decrescente quasi ovunque e, in particolare, proprio nell’eurozona. 

Il Rapporto Ispi 2015 si propone d’interpretare questa impasse, partendo dall’evoluzione dell’ultimo anno, ma cercando di cogliere le linee di tendenza più profonde. La prima parte del volume è dedicata all’evoluzione complessiva dello scenario internazionale, tanto nella dimensione politica quanto in quella economica. Nella seconda parte, l’orizzonte si restringe sull’Italia, ancora alle prese con una doppia crisi del contesto interno e internazionale.

Gli americani faranno a meno di alcune basi militari in Europa

Lo European Infrastructure Consolidation (Eic), il nuovo piano di riorganizzazione delle Forze Armate americane in Europa centro-occidentale, è da ritenersi aspetto complementare di un altro piano, lo European Reassurance Initiative (Eri), annunciato dall’amministrazione Obama nel giugno scorso per rassicurare i paesi dell’Europa centro-orientale a fronte dell’annessione russa della Crimea. L’Eic, in breve, prevede la revisione della presenza militare degli Stati Uniti nell’Europa centro-occidentale in un’ottica di contenimento dei costi.

Oltre il semestre, l’Europa da costruire

Il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea è stato, come sappiamo, fortemente ridotto nella durata effettiva. La concomitante sovrapposizione dell’elezione europea e della complessa procedura di nomina della Commissione lo hanno di fatto limitato a poco più di due mesi di reale operatività. Ciò nonostante le iniziative di promozione per cambiamenti incisivi non sono mancate, come bene documenta il rapporto dell’ambasciatore Sannino.  

Dopo il semestre italiano: quale Europa nel 2015?

In un momento in cui riemergono forti tensioni sui mercati europei, si chiude il semestre di Presidenza italiana. Che valutazione dare dei risultati conseguiti dall'Italia e quali le priorità per il 2015? Qual è il rischio che l'Europa sia investita da una nuova ondata di instabilità? Quali misure bisognerebbe ancora prendere?

 

L'evento si è tenuto presso la sede dell'ISPI (Palazzo Clerici - Via Clerici, 5 - Milano).

 

Investimenti Ue: la svolta di Juncker

Dopo settimane di anticipazioni e fughe di notizie, stamattina il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha svelato davanti al Parlamento europeo di Strasburgo il proprio piano di investimenti da oltre 300 miliardi di euro in tre anni. Lo aveva già promesso proprio al Parlamento europeo uscito più euroscettico che mai dalle ultime elezioni. Anzi, la proposta ha quasi rappresentato una condizione 'politica' alla sua nomina alla Presidenza. Tuttavia, il piano non ha mancato di attirare critiche soprattutto in merito all'assenza di soldi veramente 'nuovi' posti sul tavolo da Juncker e su un "effetto leva" giudicato troppo ottimistico.

Fine della tecnocrazia, inizio della politica?

Il recente scambio di opinioni fra Juncker e Renzi sulla natura dell’esecutivo dell’Unione Europea ha riportato alla luce la questione sul ruolo tecnico o politico della Commissione Europea. La Commissione è un organo tecnico, composto da grigi burocrati, o è un organo politico, espressione della volontà di una maggioranza?

Oltre ai soldi, le riforme

È un piano di investimenti tanto atteso quanto controverso quello che il nuovo presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha presentato oggi a Strasburgo, durante una sessione plenaria del Parlamento europeo. Costretto a evitare nuovo debito pubblico, sia per venire incontro alla Germania sia perché molti paesi hanno evidenti difficoltà a far quadrare le finanze statali, l’ex premier lussemburghese è stato costretto a fare una acrobazia finanziaria.

Un “piccolo” passo, ma nella giusta direzione

Juncker ha finalmente presentato il suo piano da 315 miliardi di euro per uscire dalla crisi. L’aveva annunciato a metà luglio a un Parlamento europeo sempre più euroscettico e che si attendeva un segnale; ed era un momento in cui gli ultimi dati economici indicavano ancora una ripresa lenta piuttosto che lo spettro di una tripla recessione, come invece accade oggi.

Perché conviene l'engagement di Teheran

Mentre i negoziati sul nucleare tra Iran e i 5+1 proseguono, avvicinandosi alla scadenza del 24 novembre, occorre riflettere sui vantaggi che un avvicinamento all’Iran comporterebbe. Un riallineamento strategico avrebbe, molto probabilmente, ricadute positive in tutta la regione medio-orientale. In Siria favorirebbe il contenimento dell’Isis e di gruppi jihadisti analoghi, che condividono l’odio verso gli sciiti e l’Occidente, con il possibile effetto di restituire l’opposizione anti-Assad alle formazioni politiche dalle quali è nata nel 2011.

La Tap e l'Italia: le opportunità di una nuova infrastruttura d'importazione

Abstract

L'incognita della disputa sino-americana sugli FTA

Un concentrato di attività diplomatica al massimo livello come quello che si profila questa settimana nella regione asiatica appare già di per sé straordinario, quasi come una nuova indicazione simbolica dello spostamento del baricentro geopolitico dall’Atlantico verso Est. 

Dopo il Muro: le illusioni della globalizzazione

Con la caduta del Muro di Berlino tentazioni da “fine della storia” avevano attraversato non solo l’Europa ma il mondo intero. Giungeva al termine non solo la contrapposizione politico-ideologica est-ovest, ma anche quella economica tra il capitalismo di stampo occidentale e l’economia pianificata dei regimi comunisti. La perdurante inefficienza di quest’ultima aveva esacerbato e affrettato l’insostenibilità politica del modello comunista sovietico.

  • « prima
  • ‹ precedente
  • …
  • 118
  • 119
  • 120
  • 121
  • 122
  • 123
  • 124
  • 125
  • 126
  • …
  • seguente ›
  • ultima »

Chi siamo / Lavora con noi / Analisti / Contatti / Ufficio stampa / Privacy

ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157