La questione dell’asilo è destinata con ogni probabilità a mantenere una posizione di rilievo nell’agenda europea del 2016. Nell’anno appena trascorso il tema è stato più volte oggetto di discussioni, vertici e proposte a livello comunitario. Ricordiamo l’Agenda europea di maggio, poi il piano Juncker-Merkel di settembre. Ma le resistenze di diversi paesi, i risultati elettorali di altri, infine gli attacchi terroristici di novembre, hanno fornito argomenti apparentemente inesorabili al fronte del No.
L’aggravarsi della situazione economica spagnola nel 2010 rese necessario anticipare di quattro mesi le elezioni, che si tennero così il 20 novembre del 2011 e diedero la vittoria al Partito Popolare (PP), il quale si assicurò la maggioranza assoluta nella decima legislatura segnando, al contempo, la sconfitta del Partito Socialista Spagnolo (PSOE).
Affinché il processo di allargamento ai Balcani si mantenga credibile, sostenibile e realmente trasformativo, è necessaria un’adeguata presa di coscienza al più alto livello politico, tanto in Europa quanto nella regione. Sarà necessaria una de-compartimentalizzazione delle strategie europee verso i Balcani, al fine di collegare finalità e strumenti della politica di allargamento con un’azione esterna europea nel campo della politica estera, della sicurezza e delle politiche migratorie
Parigi si scopre nuovamente vulnerabile alla furia cieca del terrorismo di matrice islamica e, come la Francia, tutta l’Europa deve sentirsi sotto attacco, dal momento che gli attentati di ieri sono chiaramente diretti contro tutto il continente e non solo contro il popolo e il governo francesi. A testimoniarlo, del resto, sono le diverse rivendicazioni (sulla cui veridicità bisogna essere ancora molto cauti) e dichiarazioni in rete di gruppi legati allo Stato islamico (IS), secondo cui i prossimi bersagli saranno Londra, Roma, Berlino e le altre capitali europee.
Nel cuore d’Europa, oggi la gente va a fare il giro dei mercatini natalizi. Percorre le autostrade con le sue belle automobili, mentre a poche centinaia di metri di distanza ci sono migliaia di donne, uomini e bambini che marciano a piedi nel fango e sotto la pioggia. Le famiglie dormono all’addiaccio nelle campagne, a ridosso delle recinzioni, senza un riparo. Comprano il cibo al triplo del prezzo da commercianti infami. Pagano migliaia di euro ai passisti per attraversare una frontiera. Esausti, ne danno centinaia a tassisti senza scrupoli per portarsi qualche chilometro più in là, fino al prossimo filo spinato. (...)
Quando in luglio l’Europa raggiunse l’accordo con la Grecia, sembrò evitato un disastro con conseguenze globali. Per qualcuno i debiti di Atene erano una bomba paragonabile a quelle diffuse nel mondo dai subprime Usa e da Lehman nel 2007-2008. Ora si torna a elezioni greche con esito molto incerto, tanto da mettere in dubbio perfino l’applicazione dell’accordo e minacciare di ridiscuterlo radicalmente, rianimando il timore di Grexit e dei suoi possibili contagi.
Se le immagini delle auto che si sono recate in Ungheria per soccorrere i migranti ti hanno colpito, se le foto della gente che accoglieva i profughi con i cartelli “Welcome Refugees” ti hanno commosso, se vorresti essere a fianco dei volontari che stanno distribuendo cibo e vestiti a chi scappa dalla guerra, allora questo post è per te. (...)
La questione flussi migratori e la gestione dei migranti rimane al centro del dibattito pubblico e politico italiano, anche se spesso solo in maniera superficiale. Per essere in grado di proporre una discussione matura e per provare a fornire soluzioni concrete è necessario, invece, osservare meglio quali siano le caratteristiche di tali flussi, soprattutto a sud del Mediterraneo. Conoscendo le rotte dei migranti in Africa, quali conseguenze e quali effetti avrebbero le politiche spesso proposte per fermare i flussi verso l’Europa e l’Italia?
Ricorre domani, 20 giugno, la giornata mondiale del rifugiato. Secondo l’ultimo rapporto UNHCR "Un mondo in guerra", sono quasi 60 milioni le persone in fuga da guerre e violenze nel 2014. Se queste persone fossero riunite in un paese, formerebbero il 24° paese più popoloso al mondo (appena dopo l’Italia). Un dato in forte crescita – 8,3 milioni in più rispetto al 2013 – anche se la drammatica impennata ha avuto inizio nel 2011, anno dello scoppio della crisi siriana e di quella libica. Proprio la molteplicità di focolai di crisi e conflitti in corso in questo momento storico dovrebbe spingere a una riflessione circa la relazione tra contesti di crisi, bisogni della popolazione e necessità di una risposta politica, che sempre di più tarda ad arrivare. Allo stesso tempo, è importante contestualizzare la questione all’interno del più vasto fenomeno dei flussi migratori mondiali, allo scopo di elaborare analisi e proposte quanto più complete e approfondite.