Sono impresse nei nostri occhi le terribili immagini degli immigrati i cui sogni si infrangono drammaticamente tra le acque del canale di Sicilia. Ancora una volta Lampedusa, all’estremo sud dell’Europa, rischia di rappresentare un esempio lampante di un’Unione Eu-ropea costretta, ancor più dalla crisi, a ripiegare su stessa e incapace di agire non solo in scenari più o meno prossimi, ma addirittura ai suoi margini.
Arrivare in Europa dall’Africa non è un’impresa semplice, né economica. I migranti sono costretti a percorrere rotte prefissate e ad affidarsi ai trafficanti di uomini che hanno i mezzi e le conoscenze per affrontare i tragitti in luoghi estremi come il deserto del Sahara.
I greci seguono le elezioni tedesche con interesse piuttosto distaccato. Non si aspettano granchè dal loro esito. Sia i media che le forze politiche sembrano convinti che non ci saranno cambiamenti nella politica economica che la Germania detta e impone, fin da quando è scoppiata la crisi del debito, a tutta l’Unione Europea.
Quando Henry Kissinger scrisse che «le condizioni sono propizie» per «la creazione di una North Atlantic Free Trade Area» in grado di sostenere globalmente il principio del libero scambio e che, «nel medesimo tempo, favorirebbe la cooperazione» tra Stati Uniti ed Europa, non si riferiva certo agli anni successivi alla “grande crisi” del 2007, benché con lungimiranza raccomandasse all’Occidente di rilanciare la propria economia di fronte all’imminente ascesa dell’Asia. Era il maggio del 1995.
Lavorare per l’Europa non significa soltanto lavorare in una istituzione dell’Unione Europea. Ci sono tante altre possibilità lavorative altrettanto stimolanti e dinamiche che nei rispettivi campi promuovo interessi nazionali, locali o associativi e collaborano a stretto contatto con le istituzioni comunitarie. Si può trovare lavoro, per esempio, negli uffici a Bruxelles di Unioncamere, delle rappresentanza regionali, delle ONG e delle aziende che hanno interesse ad intessere rapporti con i policymaker europei oppure svolgere attività di ricerca o insegnamento presso istituti specializzati in tematiche europee come illustra Marco Lopriore, dell’Istituto Europeo di Amministrazione Pubblica (EIPA), in questo video. (...)
Parlare di politica “estera” italiana nei confronti dell’Ue rischia di essere quanto meno fuorviante. Moltissime politiche che tradizionalmente vengono considerate “nazionali” – come ad esempio le politiche di bilancio – sono ormai strettamente vincolate (se non addirittura imposte) nelle loro procedure, tempistiche e finalità dalle Istituzioni di Bruxelles.
Two years after the appointment of Catherine Ashton to the post of High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy and one year after the introduction of the European External Action Service (EEAS), an analysis of the (limited) results so far achieved is required.
‘ISPI Studies’ cover this issue by highlighting the drawbacks of the new EU diplomatic corps in terms of efficiency of the internal decision-making process and external representation.
L'evento è stato organizzato in occasione della presentazione dell’
Youth for Europe è un progetto realizzato da ISPI e co-finanziato dal Parlamento Europeo per promuoverne le attività.
Per maggiori informazioni visita il sito www.youthforeurope.it.
Da sempre la Svezia (e gli altri paesi nordici) sono considerati un’oasi di civiltà e benessere, in cui le generose politiche di welfare si sono accompagnate ad altrettanto generose politiche di asilo e immigrazione. Politiche che hanno attirato negli anni un numero crescente di immigrati e richiedenti asilo: si parla di 100.000 persone all’anno, con il risultato che oggi un quarto della popolazione svedese è di origine straniera.
Youth for Europe è un progetto realizzato da ISPI e co-finanziato dal Parlamento Europeo per promuoverne le attività.
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