Il prezzo del gas ha ricominciato a salire dopo che la Russia ha chiuso parzialmente i rubinetti. È il momento di introdurre un price cap? Se sì, come?
“Il gas naturale può attendere. Nei prossimi anni ci concentreremo sul futuro, sull'energia verde, sulle rinnovabili”, aveva detto Karin Elharrar, ministra israeliana dell'Energia. Era metà dicembre. Due mesi più tardi Vladimir Putin ha aggredito l'Ucraina ed è cambiato tutto.
Quali sono i mercati energetici più importanti per la tutela e la promozione dell’interesse nazionale italiano e di quello comunitario? Come valutarne il peso specifico anche alla luce delle esigenze della transizione energetica, della decarbonizzazione, dell’agenda climatica e delle politiche verdi? E, in particolare, qual è il ruolo dei Paesi produttori del Medio Oriente in questo contesto? Quali le dinamiche geopolitiche ed energetiche che li attraversano?
L’Unione europea ha raggiunto un consenso politico sul sesto pacchetto di sanzioni, che contiene anche lo stop alle importazioni di quasi tutto il petrolio russo entro fine anno. Ora ci si può chiedere se e quanto crolleranno non solo il prezzo a cui la Russia è costretta a vendere il proprio petrolio sul mercato (già da mesi il contratto Urals del greggio russo prezza a 35 dollari al barile di sconto rispetto al Brent), ma anche i volumi del petrolio esportato. Ecco perché occorre tener conto del peso delle auto-sanzioni europee e delle vendite a sconto all’Asia da parte di Mosca.
La pandemia e la conseguente contrazione della crescita economica, l’impennata dei prezzi dell’energia e la guerra in Ucraina hanno profondamente alterato le relazioni internazionali e rivoluzionato la geopolitica dell’energia.
Embargo solo sul petrolio via mare: è la nuova proposta sul tavolo del Consiglio europeo straordinario di oggi e domani. Dopo l’ultimo tentativo (fallito) di domenica pomeriggio per convincere Orbán ad appoggiare le sanzioni sul petrolio russo, l’Ue fa un passo indietro.
L’Unione Europea vuole diventare leader dell’energia rinnovabile e si sta dando obiettivi sempre più alti, come nel REPowerEU. Ma ad oggi il passo dei Paesi membri e più lento del dovuto. La Commissione UE dichiara guerra alle lentezze burocratiche. Forse però è già tardi. Ecco perché.
L’UE ha definito obiettivi ambiziosi per rendersi indipendente dal gas russo. La vera sfida? Una rete di porti e gasdotti che consenta di sfruttare nuove rotte.
L’esigenza di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia ha riportato d’attualità il dibattito sul nucleare. Pro e contro – diversi da Paese a Paese – vanno valutati con grande attenzione.