L’operatore della cooperazione internazionale si occupa della realizzazione di progetti di sviluppo o interventi umanitari nei Paesi più poveri o in aree in difficoltà. Può lavorare con Organizzazioni Non Governative, organismi internazionali come l’ONU, associazioni di solidarietà internazionale, enti religiosi/fondazioni, aziende pubbliche impegnate nella cooperazione decentrata come anche Regioni e Comuni.
Ci sono diversi tipi di profili (progettisti, consulenti, esperti di logistica, operatori umanitari e ambientali ecc) e diversi settori in cui operare e specializzarsi (sanità, prevenzione dei disastri naturali, educazione e formazione, tutela dei diritti umani, sviluppo sostenibile, ecc.) ma, indipendentemente dal tipo di profilo per il quale ci candidiamo o al quale aspiriamo, ci sono competenze e caratteristiche che dobbiamo avere se vogliamo scegliere questo tipo di mestiere.
Qualche esempio di attività di un cooperante? Rilevare il bisogno di intervento in un paese estero, individuare linee di finanziamento adeguate, progettare interventi di cooperazione internazionale o locale sulla base delle regole di progettazione dettate dagli organismi finanziatori e delle priorità e filosofie di intervento dell’organizzazione di appartenenza, monitorare e valutare i risultati dei progetti e programmi di cooperazione, divulgare gli interventi in atto presentando i risultati e sensibilizzando l’opinione pubblica in merito alle problematiche affrontate.
Come iniziare? Non sono richiesti titoli di studio, abilitazioni, iscrizioni ad albi o periodi obbligatori di pratica professionale, ma è necessario iniziare con attività di volontariato, servizio civile, stage, campi estivi all’estero: piccole esperienze a diretto contatto con realtà diverse dalle nostre per toccare con mano il tipo di lavoro e avere la conferma che è quello che ci piace e che vogliamo fare.
Per una carriera nella cooperazione internazionale, infatti, si può avere un diverso background di studi (più umanistico o più scientifico, più giuridico o più economico) ma, prima ancora di decidere come e in cosa specializzarci, dobbiamo accettarci di avere alcune caratteristiche chiave. Oltre alla conoscenza dell’inglese e preferibilmente della lingua del paese di destinazione, non sottovalutate:
- Motivazione per questo settore: volontà di mettersi nel sociale, di aiutare l’altro in difficoltà, di superare confini e barriere contribuendo ai diritti umani e al benessere sociale;
- Flessibilità-Adattabilità: viaggiare frequentemente in Paesi del Terzo Mondo, modificare comportamenti e schemi in base al contesto, sapersi adattare ai cambiamenti e alle emergenze, lavorare efficacemente in situazioni differenti e/o con persone diverse;
- Capacità di relazionarsi con gli altri e collaborare: lavorare in modo costruttivo e in gruppo per il raggiungimento degli obiettivi comuni;
- Autocontrollo-gestione dello stress: mantenere concentrazione e controllo emotivo anche sotto pressione o in situazioni incerte o impreviste;
- Predisposizione all’innovazione e al cambiamento: essere aperti a idee e approcci nuovi, saper individuare e cogliere le opportunità, imparando a valutare ogni volta i pro e i contro
Se volete approfondimenti sulla cooperazione internazionale, a ottobre riparte la Winter School con nuovi corsi brevi di due giorni tenuti nel week end da esperti e professionisti sui principali temi di sviluppo sostenibile, emergenze e progetti umanitari. Inoltre, se state per finire l’università e avete ancora dubbi su cosa fare dopo, potete venire il 9 settembre (ore 16) in ISPI all’Open Day del Master in International Cooperation per confrontarvi direttamente con chi ha lavorato per decenni nella cooperazione e chi invece ha iniziato da poco a lavorare sui progetti di cooperazione.