Nella primavera 2014 il Consiglio di Stato ha decretato la costruzione di 80 opere pubbliche di grandi dimensioni, misura ritenuta indispensabile per frenare il rallentamento della crescita economica (quest’anno scesa di 3 punti percentuali rispetto al 2013, attestandosi ad un comunque impressionate 7.3%).
Tra le opere che si andranno a realizzare ci saranno porti, ferrovie, aereoporti, centrali idroelettriche, impianti eolici e fotovoltaici, nonché progetti per l’ammodernizzazione delle industrie chimiche e petrolifere e per l’esplorazione delle risorse naturali. La differenza rispetto al passato sono le misure per attrarre investimenti privati anche in quei campi in cui, fino ad adesso, predominavano investimenti statali come nei progetti idrici e nei servizi di pubblica utilità. Le forme previste per l’investimento privato sono sia le joint-venture che gli investimenti singoli.
La Cina ha fatto delle infrastrutture un punto di forza per la crescita e dal 2009 sono aumentati enormemente il numero di progetti di grandi dimensioni. Il 12° Piano Quinquennale (2011-2015) in particolare ha puntato sulla costruzione di strade e autostrade, ferrovie ad alta velocità e monorotaie, trasporti urbani, porti e aereoporti, ma anche progetti idrici, per la riduzione degli scarti industriali, e impianti per la produzione di energia pulita.
Tra le infrastrutture di maggior rilievo degli ultimi anni troviamo le megalopoli Jing-Jin-Ji (Pechino-Tianjin-Shanghai) e del Delta del Fiume delle Perle, investimenti entrambi da centinaia di miliardi di yuan; il progetto di deviazione delle acque da sud a nord; la ferrovia ad alta velocità tra Pechino e Shanghai e quella tra Harbin e Dalian (rispettivamente Heilongjiang e Liaoning); l’aeroporto internazionale di Kunming (Yunnan); il MagLev tra Shanghai e Hangzhou; la diga di Xiluodu nel sud-ovest cinese e le centrali nucleari di Yangjiang e del Guangdong.
Ma accanto a queste grandi opere pubbliche, compaiono anche infrastrutture più modeste in luoghi periferici, in ogni caso non meno importanti in quanto possono aiutare significativamente a sviluppare quelle province rimaste indietro rispetto allo straordinario processo di crescita della Cina degli ultimi 30 anni. Alcune delle province più povere nei prossimi anni investiranno infatti decine e centinaia di milioni di yuan per sviluppare le infrastrutture regionali.
Ad esempio, il governo regionale del Qinghai ha stanziato 35 milioni di RMB per sviluppare la prefettura di Haidong – la più popolosa della regione, con 1.5 milione di abitanti. Tra i progetti finanziati ci saranno la costruzione di strade, gaasdotti e acquedotti. Queste misure dovrebbero inoltre migliorare lo sviluppo urbano e la qualità della vita dei cittadini, ma anche portare ad una maggiore attenzione all’ambiente e allo sviluppo sostenibile.
Il Gansu dal canto suo ha stanziato 350 milioni di RMB in 5 anni per costruire 50mila km di strade nelle zone rurali, in un chiaro e deciso sforzo per sollevare la popolazione rurale dalla povertà e migliorare i collegamenti interni tra città e campagna.
Anche la Mongolia interna, una delle regioni cresciute maggiormente negli ultimi anni, sta investendo molto nelle sue infrastrutture idriche e elettriche: nove progetti per cisterne saranno a breve completati in varie zone della regione e entro l’anno dovrebbe partire la costruzione di linee di trasmissione ad alto voltaggio tra le prefetture di Ordos e Xilingol.
Fonte: China Daily; Business Insider; Gansu Economic news network; Governo della Mongolia; Governo del Qinghai
Alessandra Gherardelli, ISPI Research Trainee