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L'Intervista: Cristiano Varotti Coordinatore del Marche Region Desk in China (Hunan)

Venerdì, 27 febbraio, 2015
Asia

“Focus Cina” racconta ogni mese le esperienze degli italiani che hanno avviato un’attività nelle province cinesi. In questo numero abbiamo contattato Cristiano Varotti, Coordinatore del Punto di Assistenza Tecnica alle Imprese della Regione Marche in Cina (Area Centro Meridionale) e General Manager della Changsha Meilin Business Consulting Co., Ltd.

 

Come ha cominciato a lavorare a Changsha?

Nel 2011 seguivo il mercato cinese per la Società di Sviluppo della Regione Marche quando – nel quadro di un protocollo di collaborazione istituzionale con la Provincia dello Hunan – si è presentata l’opportunità di inaugurare un’antenna commerciale a Changsha. Lo Hunan è uno dei territori più sottovalutati della Cina, considerato fucina di grandi personalità politiche ma marginale dal punto di vista della percezione delle sue potenzialità economiche. Ne sono testimonianza l’esigua comunità internazionale ed il fatto che a livello di relazioni bilaterali la Provincia conti solo quattro partenariati territoriali (Regione Marche, Essen in Germania, la Région Cèntre francese e Shiga, provincia giapponese). Quando si presentò l’opportunità si ebbe tuttavia la lungimiranza di considerare le prospettive di un posizionamento che anticipava i cambiamenti del mercato locale, valutando correttamente le potenzialità di crescita del sistema. In seguito ci strutturammo quindi come società di servizi per offrire una piattaforma d’ingresso alle imprese italiane in un territorio sostanzialmente vergine. Partendo dall’analisi della domanda locale, espressione di contatti con amministrazioni, associazioni governative e realtà economiche private, decidemmo di posizionarci all’interno della Changsha High-Tech Zone, principale incubatore di progetti imprenditoriali innovativi con oltre 6.000 imprese, centri di ricerca e università. Qui abbiamo recentemente inaugurato, in partnership con l’amministrazione locale, l’International Technology Transfer Center, ente tramite cui veicoliamo le opportunità di collaborazione industriale tra imprese locali e internazionali.

Considerando la sua l'esperienza di lavoro nello Hunan, che bilancio ne può trarre?

I fattori che determinano un vantaggio competitivo sono gli stessi che, come rovescio della medaglia, rappresentano anche le maggiori difficoltà. Essere i primi attori internazionali ad operare in funzione di “ponte” tra due realtà così distanti determina grande attenzione da parte del governo, degli investitori e delle aziende locali, ma al contempo ci espone alle macchinose procedure determinate dalla distanza culturale, dalle caratteristiche di un sistema il cui funzionamento non è immediatamente intellegibile e che funziona secondo le sue regole. Per quanto riguarda alcuni settori strategici, come ad esempio la protezione ambientale – su cui abbiamo finora concentrato buona parte delle nostre attenzioni – la triangolazione con i dipartimenti governativi è ancora imprescindibile, con tutte le difficoltà e gli imprevisti che questa condizione comporta. Per quanto riguarda invece il mercato dei beni di consumo è vero che esistono spazi d’ingresso enormi e grandi opportunità di crescita, ma allo stesso tempo per garantire la sostenibilità dei processi è necessario preparare le operazioni commerciali con attività di tipo culturale che consentano di comunicare correttamente le qualità dei nostri prodotti. Quello che noi diamo per scontato, il più delle volte qui non lo è affatto. Nel caso delle PMI manifatturiere italiane,  per esempio, la sfida è quella di intercettare il processo di transizione da un mercato di consumo orientato alla riconoscibilità del brand ad uno – in definizione – che invece sposta le proprie preferenze sulla qualità e sull’esclusività del prodotto. In questa fase ci sono molti investitori che guardano con attenzione al Made in Italy, e questo è senz’altro un vantaggio; ma allo stesso tempo c’è anche molta poca conoscenza e tantissima improvvisazione. Parte del mio lavoro a Changsha è individuare - tra le tantissime opportunità - i progetti che sono sostenuti da una adeguata struttura conoscitiva, culturale e manageriale.  

Come valuta il rapporto con le istituzioni amministrative locali?

Dopo tre anni di proposte, progetti, meeting (e non trascurabili momenti conviviali) abbiamo costruito un ottimo rapporto con le amministrazioni locali, imparando quanto possibile dagli errori e cercando di interpretare un meccanismo abbastanza complesso. Vista l’esigua quantità di partenariati territoriali attivi nella Provincia dello Hunan, è logico che riceviamo molte attenzioni dai Dipartimenti maggiormente interessati allo sviluppo di relazioni internazionali. In particolare, oltre all’ufficio Affari Esteri con cui condividiamo una progettazione annuale di attività, gli enti più attivi e rilevanti sono i Dipartimenti di Protezione Ambientale - con cui abbiamo sviluppato un progetto di collaborazione lungo tre direttrici (istituzionale, universitaria e business) che sta dando buoni risultati – e di Scienza e Tecnologia. Dal punto di vista metodologico, la formazione è una leva molto importante per poter accedere a progetti ed informazioni che sono basilari per poter operare in alcuni settori e sostenere adeguatamente l’ingresso di aziende italiane. E’ complesso, a volte persino frustrante, adeguarsi ai tempi lunghi del processo decisionale delle amministrazioni locali, ma in alcuni casi è anche l’unico modo per assicurare l’adeguato sostegno a progetti di collaborazione. 

Che prospettive economiche vede per Changsha e lo Hunan?

I dati di crescita economica dello Hunan e della sua capitale sono molto incoraggianti, il reddito medio mensile degli abitanti di Changsha è in rapida crescita e gli standard qualitativi di vita migliorano allo stesso ritmo, anche se ancora esistono diversi problemi strutturali da superare, certo fisiologici in un contesto di sviluppo così sostenuto. Al di là dei dati, tuttavia, è la diffusa convinzione di essere al centro di un rinnovamento positivo, una ben percepibile spinta collettiva verso il miglioramento, ciò che più fa ben sperare nel futuro di questa comunità. C’è fiducia e ce ne sono tutti gli elementi di prospettiva. Changsha è privilegiata dalla sua posizione centrale e dalla rete infrastrutturale che qui converge collegandola con facilità ai principali centri economici cinesi. Inoltre, i costi d’insediamento sono relativamente bassi se comparati a quelli delle principali città, e non è un caso che – dopo FIAT – anche Volkswagen abbia recentemente deciso di aprire uno stabilimento proprio qui, contemporaneamente all’inaugurazione di un collegamento aereo diretto con Francoforte. Anche dal punto di vista culturale, Changsha è storicamente un centro di primaria importanza in Cina, ed oggi quel ruolo si conferma anche grazie alla Hunan Television, il network più influente del Paese per la fascia giovane della popolazione. Allo stesso tempo, il processo di modernizzazione industriale riserva grande attenzione all’innovazione e si aprono tante opportunità per le imprese internazionali, in particolare in settori chiave come l’ambiente, il food processing, ma anche per l’export di beni di consumo, per l’industria culturale ed il turismo.       

Consiglierebbe ad altri italiani di andare a lavorare a Changsha? Quali sono gli aspetti più importanti da considerare? 

Per quanto piacevole e viva, Changsha non è certo Shanghai, ma non è neppure Guangzhou, Nanjing o Dalian. Qui la comunità internazionale è molto ristretta e le attrazioni turistiche molto poche. Il clima, peraltro, non aiuta, con due stagioni (estate e inverno) impietosamente rigide e le altre due pressoché inesistenti. Difficile cercare impiego in aziende locali a meno che non si abbia un’ottima conoscenza della lingua, ed altrettanto difficile adattarsi alla gastronomia locale a meno che non si abbia una passione smodata per i cibi ultra-piccanti. Nonostante questo, a Changsha si trova un ambiente lavorativo che può riservare sorprese e che riserva un’accoglienza favorevole alle nuove iniziative imprenditoriali. Guardando ai tre anni di esperienza dietro alle mie spalle, non posso certo dire che ritagliarsi un proprio spazio di successo a Changsha sia semplice, tuttavia ci sono molti elementi per intraprendere iniziative di successo ed ottenere buoni margini di soddisfazione.     

Tag: 
l'intervista
Hunan
Changsha
Categoria: 
Cina centrale

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