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La rivoluzione ecologica nello Hunan

Venerdì, 27 febbraio, 2015
Asia

Dopo tre decenni di crescita economica perseguita senza porre troppa attenzione all’impatto ambientale, negli ultimi anni la provincia dello Hunan ha avviato una vera e propria campagna di “disintossicazione” industriale, per limitare l’inquinamento prodotto dagli impianti produttivi presenti nella provincia.

La città di Zhuzhou, una delle prime realtà della Cina ad abbracciare nel 1949 l'industria pesante nonché fino a dieci anni fa una delle città più inquinate del Paese, è ora diventata il simbolo della rivoluzione verde che le autorità locali hanno avviato nello Hunan. Dal 2011 ad oggi sono stati chiusi 213 stabilimenti inquinanti, interrotte numerose linee di produzione in cementifici, impianti chimici e siderurgici e abbattute oltre 450 ciminiere. Una rivoluzione dall’avvio travagliato, a causa della posizione scomoda in cui si sono trovate autorità locali e vertici aziendali, sottoposti alla pressione del governo centrale: da una parte mantenere un tasso di crescita dell’8%, dall’altra destinare parte degli investimenti all’ammodernamento degli impianti industriali per ridurne le emissioni. Oltre alla scarsa applicazione della legge in quel momento in vigore, questa rivoluzione ha tardato a decollare anche a causa della poca severità delle pene previste. Le aziende cinesi hanno a lungo preferito versare la somma corrispettiva alla pena pecuniaria, tutto sommato contenuta, piuttosto che investire massicciamente per mettere i propri impianti in regola con le normi vigenti.

Seguendo il nuovo corso del modello di sviluppo economico cinese, sempre più orientato alla sostenibilità ambientale, il governo di Pechino ha iniziato ad inasprire le misure contro le aziende inquinanti. Tra il 2012 e il 2014 sono state comminate 190.000 sanzioni per violazione delle norme sulla tutela ambientale e dal 1 gennaio 2015 è entrata in vigore la riforma della “China Environmental Protection Law” che prevede maggior trasparenza, applicazione della legge e pene più severe per chi inquina. A ciò si aggiunge un deterrente che nella cultura cinese è molto più forte di qualsiasi pena pecuniaria: il richiamo pubblico. Il richiamo ufficiale, l’umiliazione pubblica del “perdere la faccia”, ha di recente coinvolto anche due aziende nello Hunan, che a causa delle elevate emissioni di gas sono state pubblicamente messe alla gogna dal Ministero dell’Ambiente. Le autorità locali della provincia inoltre sono attualmente alle prese con lo scandalo della Chuangyuan Aluminum Co. Ltd, accusata di aver scaricato illegalmente rifiuti tossici, che si presume abbiano provocato malattie tumorali ad alcuni abitanti della zona.

L‘impegno su diversi fronti delle autorità cinesi per aumentare i costi finanziari delle imprese inquinanti, nel tentativo di aumentarne la consapevolezza ambientale, passa anche attraverso l’applicazione di un più rigido sistema di compensazione. Il Ministero dell’Ambiente e la China Insurance Regulatory Commission hanno emesso congiuntamente le nuove linee guida, in vigore dal mese di gennaio, che vincolano le imprese che trattano metalli pesanti a stipulare una polizza di responsabilità civile per i danni derivanti dall'inquinamento. Dal 2007 ad oggi sono 25.000 le imprese che si sono mosse in questa direzione, anche nello Hunan, dove già nel settembre 2008 una compagnia di assicurazioni ha risarcito circa 120 famiglie di Zhuzhou, vittime di emissioni inquinanti da uno stabilimento di insetticidi.

Oltre alla via sanzionatoria, la rivoluzione verde dello Hunan sta seguendo una strada più propositiva. Con l’obiettivo di promuovere un nuovo modello di business a basso impatto ambientale, la Commissione per le riforme e lo sviluppo provinciale ha lanciato alcuni programmi di sperimentazione nella provincia. Tra questi, il programma pilota relativo all’economia circolare, lanciato lo scorso anno, ha coinvolto la Hunan Valin Xiangtan Iron and Steel Co., Ltd. e altre 38 imprese della provincia per implementare un modello basato su un utilizzo più efficace delle risorse, che permetta ad ogni merce di poter essere riutilizzata ripetutamente.

La recente attenzione riposta dal governo centrale e dalle autorità locali verso le tematiche ambientali in Cina, che emerge sia dal numero di misure punitive sia dal lancio di attività sperimentali promosse negli ultimi anni, e in modo particolare nella provincia dello Hunan, considerato ormai un modello di sviluppo ecologico da perseguire in tutto il Paese, può rappresentare una grossa opportunità per tutti coloro che possono intervenire in questa rivoluzione verde.

 

Martina Dominici, ISPI Research Trainee

Tag: 
Hunan
Zhuzhou
ambiente
ecologia
sostenibilità
Categoria: 
Cina centrale

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